, il nome più antico, significa, secondo alcuni, terra dei boschi, dal latinoLucus (bosco), secondo altri invece terra della luce.
L’esigenza, avvertita dalla maggioranza dei cittadini lucani ed in particolare dal mondo imprenditoriale regionale, di concorrere concretamente alla risoluzione dei veri problemi che si presentano quotidianamente, hanno determinato il Sindacato delle imprese a rendersi promotore della costituzione di un movimento che potesse sopperire alle carenze ed alle omissioni della classe politica regionale, con la proposizione e
l’attuazione di soluzioni mirate alla eliminazione del
formalismo e della superficialità con cui operano i responsabili regionali.
Poi, la verifica delle lacerazioni interne dei partiti e delle coalizioni, la già determinata spartizione del potere da parte del PD,l’intromissione di personaggi spinti da un non meglio palesato interesse ed in particolare il percepito disinteresse,
da parte di tutti i pretendenti, hanno fatto decidere alcuni sparuti coraggiosi imprenditori a scendere in campo al fine di poter esprimere qualche rappresentante all’interno del consesso regionale, che potesse promuovere iniziative, anche di natura legislativa, atte ad eliminare o quantomeno ad alleviare i disagi in cui versa la maggioranza delle imprese lucane, per lo più di piccole dimensioni.
Perché in un simile contesto non si ha più bisogno di sterili o incomprensibili promesse da parte dei politicanti professionisti, e tantomeno si ha bisogno di “ profeti” inviati dal divino volere per traghettare il povero popolo lucano su non meglio specificati paradisi, si ha solo bisogno di appropriarsi della realtà, del territorio, con tutti i suoi problemi ed affrontarli nel concreto, con l’andare in mezzo alla gente dialogando con loro, come gli imprenditori sono avvezzi a fare ogni giorno per risolvere le contingenze emergenti, sconosciute a tutti i pretendenti , per poter portare la risoluzione dell’immediato.
Nei quarant’anni di vita della Regione, mai nessun politicante o parte politica ha assunto concreti provvedimenti in favore delle medie e piccole imprese, che abbiano caratterizzato stabilmente l’istituzione di strumenti, anche legislativi, che consentissero il ricorso a soluzione dei veri problemi ed alla salvaguardia delle stesse imprese e dei posti di lavoro.
Con la proposizione del movimento, gli imprenditori vogliono dire basta alla sterile strumentalizzazione da parte dei politicanti, di promesse di affidamento di lavori o forniture,basta alla promessa di incarichi e di finanziamenti quasi mai mantenuti e soprattutto basta ad ogni compromesso che lede inqualificabilmente, la dignità e la professionalità degli imprenditori.
Sono loro, i politicanti e i predicatori, che hanno bisogno degli imprenditori per esistere.!!
Gli imprenditori non hanno più bisogno di elemosine, perché sono avvezzi a combattere, a resistere alle avversità e soprattutto perché sono consapevoli di costituire l’ossatura della economia regionale.
Gli imprenditori hanno un solo dovere nei confronti della loro terra e nei confronti dei loro collaboratori e dipendenti, che è quello di lottare per salvare le aziende,consapevoli che con il loro salvataggio, potranno salvare la maggioranza dei posti di lavoro e contribuire a rendere migliore l’ amata LUCANIA.
Sull’iniziato percorso politico , hanno avuto la fortuna di incontrare alcuni amici, ideologicamente molto vicini, che sostanzialmente condividono la posizione politica e la convinzione sul futuro della Regione, tanto che hanno deciso di unirsi in questa esperienza politica.
Sono gli amici di Autonomia Lucana, che vogliono una LUCANIA AUTONOMA federata tra le due province, sul modello di Trento e Bolzano, con la finalità che la LUCANIA deve diventare la sesta regione a STATUTO SPECIALE Per far trionfare la loro idea vogliono far nascere in ogni COMUNE DELLA LUCANIA i Circoli del Movimento della “DIGNITA’ LUCANA” Il MOVIMENTO , D’INIZIATIVA FEDERALISTA, mette in evidenza, che la Lucania/Basilicata, più che una piccola regione ben definita, è un’area residuale con confini estremamente labili, frutto di continue trasformazioni.
Il nome Lucania, deriva dalla prima stirpe italica che l’abitò, mentre Basilicata è il sinonimo di provincia appartenente al dominio dei Basilici per eccellenza: in pratica gli imperatori di Costantinopoli.
Territorio il nostro che, nei secoli ha visto unire le etnie dei fieri Lucani con la nobiltà dei Basilici subendo anche occupazioni ed oppressioni che, pur portando storia, ne minarono la dignità.
Il Cristo fermatosi ad Eboli, di Carlo Levi, è l’indice puntato sull’altra Italia, quell’umile e povera del Sud e tra queste la Basilicata degli anni trenta, protagonista come oggi di una cattiva sorte.
Poco è cambiato, tempo e condizioni scandiscono l’immobilismo, al pari della mitologia: “Sempre uguale”.
Ora vogliono dire BASTA” vestendo i panni da protagonisti!
L’AUTONOMIA che propongono,quella vera, a partecipazione popolare è un modello di federalismo totale, avente alla base una concezione di regione.
Il federalismo Americano, quello Tedesco o come quello Svizzero (vicino al nostro progetto) si basa sul sistema “democrazia popolare”, meglio espressa come democrazia diretta.
VOGLIONO dare una scossa a questa LUCANIA “addormentata nella sua pazienza”, che permette ai potentati di soggiogarla e rapinarla delle SUE risorse e della sue DIGNITA’
Nella valutazione della posizione politica, ritengono che “Manca un intelligente sostegno al settore agricolo, centinaia d’aziende sono costrette a chiudere!
Il disastro conseguito nella nostra regione per una
scarsa attenzione allo sviluppo rurale, compreso la zootecnia, ha messo in ginocchio non solo tale comparto ma, i danni, si sono riversati nel nuovo incremento di disoccupazione, ha aperto i mercati ai prodotti esteri di dubbia qualità e provenienza, con ricadute negative sulla salute pubblica, già minata da continui attentati all’ambiente compreso i progetti mai sopiti di regione spazzatura per le scorie nucleari o centrali atomiche.
Il consumo della nostra energia possiamo produrcela in loco con l’eolico ed il solare. Non si capisce perché questo territorio, importante quando deve dare (compreso il petrolio) diventa trascurato quando deve avere.
Nel settore della produzione d’energia pulita - stranamente - abbiamo accumulato ritardi spaventosi a discapito dell’occupazione e dell’ambiente. Non si sono incoraggiate le ricerche di frontiera, si sono disattese le aspettative derivanti dalle nuove tecnologie di produzione, non vi è una seria politica atta a favorire il turismo, eppure abbiamo “gioielli” ambientali, naturali ed architettonici.
Manca una adeguata politica di programmazione turistica, come manca una seria programmazione scolastica dove (attualmente) la massima aspirazione è quella di mandare i nostri figli “AD UNA SCUOLA” con la certezza di creare futuri disoccupati in loco oppure, ed accade sempre più spesso: emigrare! Togliamo risorse intellettuali e li mandiamo gratis nelle altre regioni dopo aver, noi genitori e Lucani, sopportati i costi per la loro formazione culturale ed intellettuale.
Non si è mai pensato di snellire, e razionalizzare, la burocrazia elefantiaca ed i costi della politica.
Tanto poco si è fatto per la valorizzazione dei nostri prodotti con etichetta di “eccellenza” nell’individuare processi di filiera completi ed incentivare la trasformazione dei prodotti agricoli in regione.
Zero sono state le iniziative nel promuovere e stimolare la nascita di Fondazioni Scientifiche, utili a richiamare ricercatori in un preciso programma atto a favorire la creazione di valide scuole. Nessuna posizione di rilievo assunta per reclamare vantaggi fiscali per i Lucani, a fronte di una fornitura rilevante energetica all’intero paese, come lo stesso zero va ascritto nel non aver saputo avviare una politica sui rifiuti, nonostante il grave problema esistente per le discariche, mentre al Nord ne fanno un prodotto da business. Zero interventi nel settore della raccolta risparmi, da parte di Poste e Banche: rastrellano soldi e li portano in altre zone d’Italia.
Perché non si è mai intervenuti con norma regionale a modificare questo saccheggio? Perché non si è mai creato un efficiente sistema di “enclave fiscale” atto ad attrarre investimenti nazionali ed internazionali.
Perché le sostanziose royalty del petrolio (sebbene ridicole nella percentuale), non sono state indirizzate a produrre ricchezza e sono state sperperate solo in funzione di accontentare il clientelismo imperante. La favola di rifare i marciapiedi ogni due anni in alcuni comuni, non è tale perché vergognosamente è vera.
Non era meglio finanziare l’imprenditoria locale che poteva produrre occupazione? Forse perché non lavoravano le imprese degli amici,forse perché i marciapiedi si erano anzitempo usurati. Chissà!
La poca concretezza politica, se non addirittura un efficace immobilismo, ha prodotto enormi danni.
Smantellamento e disgregazione nel nostro territorio, pare regola imperante. Da tempo non vi sono più le sedi direzionali dei più grossi enti di livello nazionale: Enel, Telecom, Ferrovie, giusto per citarne alcune. Si è chiuso, a Potenza, persino lo storico 91° battaglione dell’Esercito. Nella gara al massacro, su Matera, hanno pensato bene di chiudere la sede della Banca d’Italia, stanno già pensando di smembrare l’Università, mentre riducono, chiudono e le compattano le scuole di base per mancanza d’alunni.
Siamo proprietari di una Sanità, in alcuni settori, quasi da terzo mondo. Si mantengono in vita “ospizi per derelitti” e si combatte con la più bieca burocrazia l’imprenditoria privata, soffocandola con norme assurde!
Questa Regione,che solo alcuni anni fa contava 630.000 abitanti,ne conta oggi poco più di 570.000. Negli ultimi 15 anni, come tutti sanno, al governo v’è stato il centro-sinistra, che sta producendo uno sfascio storico.
In forza di un potere da detenere a tutti i costi, preferiscono qualsiasi compromesso pur di mantenere “la poltrona”.Gli ultimi 5 anni ne sono un esempio. Ben 4 sono state le giunte varate con lo scopo (augurato) di offrire, tramite opportune scelte politiche, una migliore redistribuzione del reddito. E’ pur giusto offrire un reddito ai politici che s’impegnano per migliorare la vita degli amministrati, diverso, è non spiegabile, quando invece si conseguono risultati disastrosi e si va a peggiorare l’esistenza dei cittadini trascinandoli nella sopravvivenza. Le loro indennità sono sacre e corpose. Vergognoso è anchem vedere gente rovistare nei bidoni della spazzatura perché la Regione, o chi per lei, non è in grado d’offrire la dovuta assistenza. Altrettanto vergognosa è l’umiliazione inflitta a dei bisognosi che, per vedersi riconoscere un minimo d’aiuto, si vedono sbattuti e messi in una graduatoria (a mò di guerra tra poveri), esposta al pubblico, perché opulenti funzionari hanno perso il senso del rispetto umano.
Gestiscono una regione con delle risorse tra le più ricche d’Italia, e non s’ingegnano a profondere un benché minimo benessere economico attraverso indirizzi politici con scelte che vanno esclusivamente a vantaggio del popolo.
La Lucania, regione tra le più ricche per risorse, distribuisce la più alta povertà economica in
Italia.
Coloro che hanno imposto le regole e guidato il cammino economico, hanno conseguito il triste primato di portare questa regione al 28% di famiglie povere, in confronto all’11% delle regioni del centro ed al 3% del nord Italia.
Precariato, disoccupazione, economia disastrata, degrado ambientale, spopolamento, povertà, è il risultato della politica - non politica - dei moderni vandali.
L’annientamento che nei millenni trascorsi non sono riusciti a fare gli eserciti invasori dei romani,dei longobardi, dei bizantini e degli arabi, che pure hanno impunemente calpestato il nostro suolo,lo stanno perpetrando gli attuali e pericolosi potentati del centro-sinistra che stanno costringendo (e massicciamente) non solo i giovani, ma intere famiglie, a fuggire ed abbandonare questo martoriato territorio.
Vivono politicamente, perché mantengono il potere sull’elargizione di contentini, dove il clientelismo si sovrappone al diritto e dove le regole vengono dettate dal regnante di turno senza corona.
LE NOSTRE PROPOSTEAutonomia Lucana, ricorda tra le risorse, la gestione delle acque, comprese quelle minerali, la agricoltura d’altissima qualità con i prodotti più noti e da valorizzare, come quelli del Vulture/Melfese del Metapontino, della Val D’Agri, ecc.
Per Autonomia Lucana, deve essere privilegiata una politica atta a favorire la lavorazione e la trasformazione in loco di tutti i prodotti.
Va monitorato il territorio per orientare, e consentire, coltivazioni redditualmente convenienti, stesso discorso per la zootecnia. Consentiamo l’arrivo in regione di prodotti alimentari di dubbia provenienza nel solo nome di un risparmio (quasi sempre virtuale) e si distrugge la microeconomia contadina.
La natura offre territori incontaminati e per questo inglobati nella rete dei Parchi Nazionali.
I tanti siti archeologici, i Sassi di Matera, le Dolomiti Lucane, non sono che, il valore aggiunto da promuovere per valorizzarli ad un turismo alternativo ai mal gestiti stantii settori della neve e del mare.
La gestione turistica dei Laghi di Monticchio, deve essere rifondata e rilanciata..
Ove le condizioni ricorrono, vanno spinte le strutture d’agriturismo, con complementari contenuti ricreativi e socio-culturali, in modo da renderli soddisfacenti al servizio di ristorazione.
Va promosso ed istituito un dipartimento, che vada a gestire, imprenditorialmente, queste possibilità turistiche per cogliere con certezza, facili ritorni positivi sulle sorti economiche delle popolazioni.
Che dire poi del petrolio, enorme ricchezza energetica, che ci passa sotto il naso. Vale il 15% del consumo italiano e, come un’ironia, annusiamo questa ricchezza per poi vederla scomparire-
Nella gestione concreta, la Regione Basilicata non è riuscita ad adottare un accordo politico programmatico tale da assicurare sviluppo duraturo, con la promozione e la creazione di un sistema di autonomie locali attraverso l’acquisizione e l’utilizzazione delle adeguate royalties, al fine di creare le condizioni di stabile occupazione.
Il movimento degli imprenditori, unitamente alle proposte di autonomia Lucana, si impegna a portare a compimento, con la proposizione di specifiche leggi, alcune iniziative già in passato poste all’attenzione dei politici regionali, rimaste inevitabilmente ignorate e disattese.
E’ questa l’occasione per discutere del modello di sviluppo della regione e di come i cittadini potrebbero riprendere il controllo del proprio futuro.
Che la Basilicata fosse stata svenduta al peggior offerente lo sapevamo da tempo. E’ almeno da sei anni che come Sindacato delle Imprese denunciamo che il petrolio è un mal’affare, senza aver bisogno di una controprova, quella della magistratura che, con i suoi tempi, sta arrestando e indagando parte del mondo politico-imprenditoriale della regione.
Da un’alchimia politica che ha generato un territorio groviera da cui zampilla il tesoro dei potenti che rappresenta la sconfitta di una scommessa nata male, con le royalty più basse del mondo [un misero e per niente lusinghiero 7 per cento elemosinato ai petrolieri] e una classe dirigente prona ai potentati economici che hanno dettato le linee del cosiddetto sviluppo, non ci si aspettava una fine differente.
Chi ha amministrato una delle regioni più belle d’Italia, farebbe bene a riconoscere il senso di una sconfitta politica, culturale, sociale, economica ed umana nella quale hanno trascinato il proprio territorio e i poco più di 500mila abitanti che, eroicamente, lo vivono.
La Basilicata, disarcionata da tempo da quel trono sul quale si era accomodata col presunto scettro da «isola felice» dalle mafie di ogni tipo, approda ad un altro, miserevole traguardo, quello di una regione svenduta e vilipesa da una classe politica inefficiente e inadeguata a cogliere il senso delle sfide dei tempi.
Una terra ricca di risorse, di storia, cultura e tradizioni mortificate da chi ha scientemente deciso di trascinare nella sconfitta anche la propria gente, col ricatto di sempre, quello occupazionale.
E col raggiro colpevole e ingannevole di chi ha preferito non scommettere sulle risorse autentiche e genuine, quella della terra, del turismo responsabile, della capacità di impresa della gente dei luoghi, eterna migrante alla ricerca di fortune in lidi sempre lontani ma sempre considerati migliori del luogo abbandonato.
Il nostro movimento vuole esercitare il diritto al dissenso forte e diretto, ben sapendo che la lezione abruzzese, dell’astensionismo di massa, non basterebbe a ripulire dal marcio il centrosinistra lucano, al potere da troppe legislature, per dare alla autoreferenzialità di questa classe dirigente il senso di tale profonda inadeguatezza.
I cittadini lucani che hanno resistito sui propri territori, possono scegliere di andar via, lasciando libera la propria terra a chi ha deciso di svenderla oppure decidono seriamente di riviverla espropriando coloro che oggi sono diventati, a tutti gli effetti, degli impresentabili monarchi usurpatori.
Non per un senso di rivincita nei loro confronti, ma per dare un valore alla sfida di chi è rimasto con dignità, per scelta o per necessità, sul luogo delle proprie radici.
Le decine di migliaia di barili succhiati alla terra con l’inganno, l’emunto petrolifero non conteggiato mai per davvero, perché i dati delle estrazioni sono forniti dalle stesse compagnie e non possono essere verificati da un soggetto a queste estraneo, sta spargendo il proprio pestilenziale portato oleoso anche su coloro che erroneamente lo avevano immaginato salvifico.
Ma vi è un’altra Basilicata, quella che noi vogliamo, che dice basta e chiede di dare un senso diverso alla propria storia.
E’ questa Basilicata che adesso dovrebbe farsi sentire, perché potrebbe servire finalmente per discutere di che cosa il futuro della Basilicata debba e possa essere.
Nell’immediato, nei primi cento giorni di governo del centro destra,vuole
1) il formale riconoscimento del movimento, perché sia consultato per ogni statuizione in relazione alle attività imprenditoriali, al fine di essere partecipativa e propositiva nella formulazione di programmi operativi di servizi e lavori
2) sia istituito con legge regionale, “un Fondo di solidarietà e di assistenza “ per le imprese in crisi, con una prima dotazione di almeno 50.000.000 di Euro. La legge dovrà prevedere che il fondo sia gestito da un comitato nominato in parte dalla Regione in parte dai rappresentanti degli imprenditori. Il finanziamento concesso alle imprese, dovrà essere restituito, senza interessi entro un massimo 5 anni dalla erogazione e dovrà essere tentato il loro risanamento con l’ausilio di figure professionali appositamente create, con spese a carico del fondo e/o con la istituzione di una Banca d’affari che affiancherà la gestione partecipativa dell’azienda, fino alla sua piena ripresa.
3) Sia formulata ed approvata una legge c.d. di “ riserva” per le imprese lucane, ove almeno fino alla concorrenza di Euro 1.000.000 , per tutti gli appalti per lavori, forniture e servizi, indetti da Enti regionali, provinciali e comunali sia riservato il 30% alle imprese lucane, al fine di garantire la sopravvivenza delle stesse imprese e la conservazione dei posti di lavoro
4) sia consentita l’istituzione di un osservatorio regionale emanato dai rappresentanti delle istituzioni imprenditoriali, per il monitoraggio delle opere e degli interventi anche sociali da eseguirsi, con proposizione alla Regione per mezzo della predisposizione di specifiche progettazioni al fine di utilizzare tutti i fondi comunitari messi a disposizione della regione;
5) venga prevista ed approvata una legge che vada ad eliminare la posizione di preminenza delle pubbliche amministrazioni nei rapporti di diritto privato, ove venga data importanza alla validità ed alla bontà delle opere pubbliche da realizzarsi, prevedendo un’ importo minimo per la realizzazione dell’opera a perfetta regola d’arte, al di sopra del quale le imprese con offerte in ribasso che eccedano tale minimo predeterminato, vengano escluse.
Tanto non solo al fine di ottenere opere pubbliche definite in tempi brevi e realizzate a regola d’arte, ma anche per evitare, con la maggiore partecipazione, il fenomeno del ribasso anomalo, ( si arriva al 31%) che lascia sottintendere altre finalità, come il riciclaggio di moneta.
6) vengano affrontate e risolte le difficoltà create dalla dannosa attività esecutiva di Equitalia, con la proposizione di una legge regionale che preveda aiuti alle imprese con l’eliminazione degli interessi, delle penalità e la concessione di rateizzazioni commisurate alle esigenze aziendali
7) sia prevista una regolamentazione favorevole alle imprese per il rilascio del certificato c.d. DURC, per evitare il blocco delle attività imprenditoriali.
8) questo è l’impegno più importante: affermare i diritti dei pensionati, riorganizzare i servizi immediati , conservare e valorizzare la storia di questi uomini, che hanno saputo resistere alla povertà, alle difficoltà del dopoguerra e rimanere radicati alla loro terra per far crescere socialmente ed economicamente la nostra Regione.
In Basilicata i pensionati sono complessivamente 230mila e quelli a reddito più basso risiedono nelle aree e nei comuni rurali: in media ogni pensionato lucano riceve un assegno mensile di 632 euro in provincia di Matera e di 550 euro in quella di Potenza.
Per loro, per i nostri padri, andrà previsto un supplemento di pensione da prelevarsi dalle famose royalties petrolifere, per rivalutare le pensioni entro il doppio del trattamento minimo pensionabile (almeno a 1.100,00 euro), per migliorare le loro condizioni di vita, come andrà prevista l’ istituzione di organismi regionali, anche di accoglienza, specificamente vocati, che possano veramente garantire loro un’adeguata assistenza socio-sanitaria, soprattutto nelle campagne ove il problema è avvertito in tutta la sua drammaticità, atteso che è provato, che almeno il 25 per cento degli agricoltori pensionati lucani è ancora impegnato direttamente nella gestione delle aziende agricole della Basilicata.
Infatti, la costante riduzione dei servizi essenziali per ogni comunità, da quelli sanitari a quelli sociali, come la chiusura di uffici postali e delle amministrazioni periferiche,la soppressione di scuole e l’inefficienza dei trasporti e soprattutto della viabilità, pregiudica la permanenza stessa in queste aree geografiche Ulteriori proposte andranno riservate all’attività politica futura del movimento, nel rispetto di quei valori qualitativi e morali propri del popolo lucano, capaci di ricostruire il rapporto con i cittadini e con gli imprenditori, ormai interrotto da oltre quarant’anni, per colpa della incapacità di chi ha governato la regione per tanti anni.
Potenza, 08/03/2010